Parole forti quelle di Renzi nell’intervista a Repubblica sull’inchiesta Open.
“Renzi difende la Fondazione. E attacca i pm: “Un tempo cercavano il mostro di Firenze, ora il senatore di Scandicci”.
Renzi sa benissimo che in questione non c’è un’unica fondazione ma un Sistema.
Per una volta siamo d’accordo.
Non ci dovrebbe essere una “caccia alle streghe” ma l’applicazione di norme e regole già ben definite e riassunte anche nella cosiddetta “spazzacorrotti”.
Lo Stato è il primo che è chiamato a vigilare ma spesso, di fronte a questioni simili, appare purtroppo poco interessato ad indagare e arriva sempre “post scandalo”.
Renzi sa che cavalcare l’argomento in prima persona è l’unico modo per affrontarla e potrebbe contemporaneamente anche essere la leva su cui “intenerire i forzisti” che tanto sta corteggiando (Carfagna in primis)
Governare una situazione come questa non è affatto scontato dati gli aspetti economici e relazionali che sono in gioco.
Viva deve subito affrontare la sua più grande sfida: il “familicidio” di parenti, amici, collaboratori, volontari, persone vicine e stimate.
Il Sistema è esistito ed esiste.
Chiunque può capirlo, immaginarlo e vederlo. Unica soluzione sarebbe un’ammissione di colpa con esemplare punizione degli “ideatori” di questo circolo vizioso.
Non è vietato ed anzi ben venga il contributo economico ad un’idea, ad un progetto politico ma nei canali deputati. Certo non è colpa di chi in buona fede si fida e chiede un IBAN senza chiedere né chiedersi “dove andrà a finire il suo contributo” .
Altri, però, sanno che “potrebbe essere intesa” come un “do ut des”.
Eppure si cerca, anche dinanzi a quadri già all’apparenza poco chiari, di insabbiare, di archiviare, di far finta di nulla, di non smuovere le acque.
Un punto zero, al contrario, è necessario.
Ed ognuno deve perseguirlo nel proprio vivere.
Ad esempio, qui, bisognerebbe cominciare ad approfondire certe dinamiche per capire come mai Scandicci sia “protagonista” e/o scenario di tante vicende locali e nazionali.
Il caso Consip e i suoi legami col territorio, Carlo Russo e tanti personaggi catapultati in luoghi derimenti solo perché “vicini” al potere. E così dalla Nazione alla città (Scandicci) e finanche ad un quartiere (penso, ad esempio, a Badia a Settimo e alla zona industriale dove avvenne la sparatoria legata ad Andrea Bacci).
Ora abbiamo anche Lady Leopolda. Dio ce ne scampi e visto che non manca più nessuno, proviamo a trovare anche i due liocorni
Ritorna quindi alla cronaca, se si ha il coraggio della notizia, la questione di “Associazione in Comune”, già denunciata il 22.05.2019 intorno alle ore 16.00 (dettaglio non indifferente per alcune vicende che racconteremo in un prossimo futuro), dove evidenti sono le similitudini nei meccanismi.
Associazione in Comune
è una “copia di mille riassunti”, una specie di “gruppo di pressione”, di “lobby” in cui elezioni, amministrazione, politica, partecipate, aziende, lusso, costruzioni, associazionismo e addirittura ordini religiosi costituiscono una sorta di “altro.partito”…
Molte quindi le assonanze con la Fondazione Open e con la sua narrazione.
Ciò che si è richiesto e continua a richiedere è una spiegazione.
Se si analizza oggettivamente la questione,
“in sé” questa vicenda potrebbe suggerire quanto meno un “caso esemplare” del cosiddetto “spazzacorrotti” perché ne ha il “physique du role” con gravi conseguenze pecuniarie e di “daspo” dalla vita pubblica.
Solo ipoteticamente però perché a Scandicci
viviamo nel privilegio e tutto sommato va bene così.
(https://www.repubblica.it/politica/2019/11/27/news/fondazione_open_reazioni_renzi_salvini-242032113/)