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La DIGNITÀ che mancava

Ultimo aggiornamento: 1 Maggio 2020 by Redazione

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La DIGNITÀ che mancava.

01.05.2019
Mentri molti guadagnano immeritatamente un lavoro (se non IL lavoro) stando dalla parte giusta della barricata altri sono disposti ad ogni umiliazione pur di averlo.
Qualcuno muore perché qualcun’altro ha risparmiato sulla sua vita tirandone le fila.
Qualcun’altro perché ne resta senza e non sa cosa fare.
È una lotta al ribasso.
Sono orgogliosa quindi delle parole di mio fratello che con la sua azienda LAVORA per permettere ad altri di pretendere che il  LAVORO metta tutti in una condizione di vita libera e dignitosa e che diventi realmente  il fondamento della Repubblica non prostituzione fisica e mentale anche quella è morte.
Allego volentieri un libro e una poesia di “Uomini al lavoro” scritto da Maria Angela Rossi.
LA SICUREZZA NEGLI AMBIENTI DI LAVORO … BISOGNA PARTIRE DALLA SCUOLA !
Di Costantino De Lucia
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=410881823065241&id=228406741312751

01.05.2020

01.05.2020

La DIGNITÀ che mancava.

Oggi più che mai, in questa continua guerra al ribasso, i DIRITTI vengono ELEMOSINATI.
Bisogna raccomandarsi per avere anche ciò che dovrebbe essere garantito.
Esiste un privilegio tanto nell’agio quanto nel DISAGIO che costringe alla schiavitù del pensiero e delle opere. Le persone vengono MAN-TENUTE dal Sistema che invece dovrebbe metterle nella condizione di MAN – TENERSI.
Si “concede” per creare teste chine e mani legate. 
Quanto dovrebbe essere FONDAMENTO diventa CONTRATTAZIONE perenne.
È ora di finirla ed ogni momento è quello giusto perché in ogni piccola scelta quotidiana si decide il MONDO che stiamo consegnando a nostri figli oltre che a noi stessi.

CASA E PANE QUOTIDIANO sono necessari alla lotta contro ogni solitudine e Il LAVORO è l’unico strumento per RESTITUIRE ad ogni PERSONA DIGNITÀ e LIBERTÀ.

Concludo con una testimonianza e con una preghiere.

Il primo è un articolo che racconta come il rispetto e la collaborazione fra imprenditori e lavoratori rende entrambe le parti consapevoli di CAMMINARE INSIEME richiamando ancora una volta l’azienda di mio fratello che è ESEMPIO di utile e umanità.

http://www.rete8.it/news/cronaca/chieti/

La seconda è l’omelia di oggi di Papa Francesco. Atroce e senza limiti sarà la lotta contro di Lui da parte di chi è addirittura arrivato a definirlo capo del complotto giudaico massone. Intendiamoci questo COMPLOTTO esiste ed è stato ben visibile a Verona lo scorso anno ma è uno “specchio riflesso: chi lo dice lo è”…Di solito si accusano gli altri per nascondere ciò che si è. La Scrittura deve compiersi e Papa Francesco lo sa “Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?». E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità”.

“Dio creò. Un Creatore. Creò il mondo, creò l’uomo e diede una missione, all’uomo: gestire, lavorare, portar avanti il creato. E la parola “lavoro” è quella che usa la Bibbia per descrivere questa attività di Dio: “Portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro”, e consegna questa attività all’uomo: “Tu devi fare questo, custodire quello, quell’altro, tu devi lavorare per creare con me – è come se dicesse così – questo mondo, perché vada avanti”. A tal punto che il lavoro non è che la continuazione del lavoro di Dio: il lavoro umano è la vocazione dell’uomo ricevuta da Dio al fine della creazione dell’universo.

E il lavoro è quello che che rende simile l’uomo a Dio, perché con il lavoro l’uomo è creatore, è capace di creare, di creare tante cose, anche creare una famiglia per andare avanti. L’uomo è un creatore e crea con il lavoro. Questa è la vocazione. E dice la Bibbia che “Dio vide quanto aveva fatto ed ecco, era cosa molto buona”. Cioè, il lavoro ha dentro di sé una bontà e crea l’armonia delle cose – bellezza, bontà – e coinvolge l’uomo in tutto: nel suo pensiero, nel suo agire, tutto. L’uomo è coinvolto nel lavorare. È la prima vocazione dell’uomo: lavorare. E questo dà dignità all’uomo. La dignità che lo fa assomigliare a Dio. La dignità del lavoro.

Una volta, in una Caritas, a un uomo che non aveva lavoro e andava alla Caritas per cercare qualcosa per la famiglia, un dipendente della Caritas ha detto: “Almeno lei può portare il pane a casa” – “Ma a me non basta questo, non è sufficiente”, è stata la risposta: “Io voglio guadagnare il pane per portarlo a casa”. Gli mancava la dignità, la dignità di “fare” il pane lui, con il suo lavoro, e portarlo a casa. La dignità del lavoro, che è tanto calpestata, purtroppo. Nella storia abbiamo letto le brutalità che facevano con gli schiavi: li portavano dall’Africa in America – io penso a quella storia che tocca la mia terra – e noi diciamo “quanta barbarie” … Ma anche oggi ci sono tanti schiavi, tanti uomini e donne che non sono liberi di lavorare: sono costretti a lavorare, per sopravvivere, niente di più. Sono schiavi: i lavori forzati … sono lavori forzati, ingiusti, malpagati e che portano l’uomo a vivere con la dignità calpestata. Sono tanti, tanti nel mondo. Tanti. Nei giornali alcuni mesi fa abbiamo letto, in quel Paese dell’Asia, come un signore aveva ucciso a bastonate un suo dipendente che guadagnava meno di mezzo dollaro al giorno, perché aveva fatto male una cosa. La schiavitù di oggi è la “indignità” nostra, perché toglie la dignità all’uomo, alla donna, a tutti noi. “No, io lavoro, io ho la mia dignità”: sì, ma i tuoi fratelli, no. “Sì, Padre, è vero, ma questo, siccome è tanto lontano, a me fa fatica capirlo. Ma qui da noi …”: anche qui, da noi. Qui, da noi. Pensa ai lavoratori, ai giornalieri, che tu li fai lavorare per una retribuzione minima e non otto, ma dodici, quattordici ore al giorno: questo succede oggi, qui. In tutto il mondo, ma anche qui. Pensa alla domestica che non ha retribuzione giusta, che non ha assistenza sociale di sicurezza, che non ha capacità di pensione: questo non succede in Asia soltanto. Qui.

Ogni ingiustizia che si fa su una persona che lavora, è calpestare la dignità umana, anche la dignità di quello che fa l’ingiustizia: si abbassa il livello e si finisce in quella tensione di dittatore-schiavo. Invece, la vocazione che ci dà Dio è tanto bella: creare, ri-creare, lavorare. Ma questo si può fare quando le condizioni sono giuste e si rispetta la dignità della persona.

Oggi ci uniamo a tanti uomini e donne, credenti e non credenti, che commemorano oggi la Giornata del Lavoratore, la Giornata del Lavoro, per coloro che lottano per avere una giustizia nel lavoro, per coloro – imprenditori bravi – che portano avanti il lavoro con giustizia, anche se loro ci perdono. Due mesi fa ho sentito al telefono un imprenditore, qui, in Italia, che mi chiedeva di pregare per lui perché lui non voleva licenziare nessuno e ha detto così: “Perché licenziare uno di loro è licenziare me”. Questa coscienza di tanti imprenditori buoni, che custodiscono i lavoratori come se fossero figli. Preghiamo pure per loro. E chiediamo a San Giuseppe – con questa icona tanto bella con gli strumenti di lavoro in mano – che ci aiuti a lottare per la dignità del lavoro, perché ci sia il lavoro per tutti e che sia lavoro degno. Non lavoro di schiavo. Questa sia oggi la preghiera”

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