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L’iniquità delle rendite da locazione e i problemi della sperimentazione in Toscana

Chiara De Lucia sulle rendite da locazione in Italia e i problemi della sperimentazione nel territorio fiorentino

Ultimo aggiornamento: 26 Ottobre 2018 by Redazione

Chiara De Lucia sulle rendite da locazioneCi scandalizziamo della flat tax quando da quasi dieci anni esiste una tassa piatta che, convenendo a molti, viene nascosta e tenuta sotto traccia: la cedolare secca, strumento oggettivamente iniquo e che presenta dei profili di dubbia costituzionalità. Frutto dell’accordo tra Forza Italia e la Lega del 2011, per favorire il multiproprietario e comunque le persone con aliquota IRPEF medio/alta, prevede che una persona che guadagna 50.000,00 euro paghi le stesse tasse sulla rendita da locazione (al 10% o al 21%) di una che ne guadagna 20.000,00, 90.000,00 o 200.000,00! Alla faccia della progressività.

In una società in cui il disagio abitativo è il nodo da sciogliere, avrebbe avuto più senso scegliere la coerenza rispetto alla legge 98 e dare un incentivo ai soli contratti cosiddetti “concordati”, un po’ come hanno sempre fatto i comuni virtuosi prima con l’ICI e poi con l’IMU.

Gli effetti sarebbero stati positivi per diversi motivi. A parità di condizioni dell’immobile e a parità di guadagno netto del proprietario l’utilizzo serio del concordato porterebbe un risparmio per l’inquilino di almeno 100,00 euro al mese.

Che senso ha diminuire la tassazione sui contratti liberi cosiddetti 4 + 4 se non quello di dimezzare la tassazione da locazione dei redditi alti?
Un 10% su una rendita calcolata rispetto a dei parametri stabiliti dall’accordo territoriale (fra le amministrazioni e le associazioni rappresentative dei proprietari e degli inquilini) potrebbe anche avere un senso, anche se sarebbe stato più opportuno mantenere le previsioni iniziali al 19%. Un 21% tanto sui contratti transitori (con qualcuno azzarda anche il 10%) quanto sui contratti liberi a mio avviso è ingiusto. Se proprio si volesse dare questa possibilità si dovrebbe adottare uno sgravio più leggero, con aliquota al 30%.

Aggiungendo al danno la beffa da ogni punto di vista:

  1. Normativo: si applica solo alle persone fisiche. Certo! I 700,00 euro che prendo dal privato, sono diversi dai 700,00 euro che prendo da un’azienda! Intelligente vessare chi porta lavoro, chi potrebbe favorire i propri dipendenti o clienti.
  2. Economico: privilegia i multiproprietari e i redditi alti. Quando è nata non era conveniente per i redditi inferiori a 30.000 euro l’anno e l’impianto, in un paese in cui si hanno più case che figli ha – con l’approdo fino a un 10% – sedotto tutti i piccoli proprietari. Ma se si esula dal singolo strumento e si parla di risorse bisogna rendersi conto che questa “operazione” ha svuotato considerevolmente l’IRPEF.
  3. Politico: è deplorevole che in un momento in cui sarebbe necessaria, doverosa e umana una patrimoniale congrua, non solo non si abbia il coraggio di prelevare le risorse, ma addirittura si defiscalizzi quello che potrebbe/dovrebbe essere tassato.

Certo il vero dramma è non avere un catasto probatorio. O forse semplicemente non avere il coraggio di affrontare il tema casa perché in esso, come nella sanità e nel lavoro, si annidano interessi piccoli e grandi che generano prassi non corrette.

Un esempio: se un accertamento “municipale” viene “trasmesso e verificato a livello centrale” le risorse recuperate ritornano sul territorio e senza vincoli. I bilanci dei comuni devono continuare a prevedere sempre più servizi ma spesso e volentieri, con le risorse che si assottigliano, sono più propriamente esattori-cofinanziatori del governo centrale. La maggior parte delle risorse di un bilancio comunale è a “destinazione vincolata”. La discrezionalità economica per fare la “propria politica” si riduce sempre più.
È anche vero che molto di ciò che si potrebbe fare non si fa. Infatti questo passaggio tra il locale e il centrale non avviene quasi mai: bisogno di cassa locale ma anche di consenso territoriale.

Ma se è stato accertata una evasione locale, l’omissione di ogni singolo accertamento svuota l’IRPEF ancor di più (almeno dell’11%). Se si estende il concetto si potrebbe parlare di un danno erariale enorme. Esattamente come per la cedolare secca. Un danno a tutti per l’interesse di alcuni privilegiati. Ma non basta. Piuttosto che avere il polso della situazione, la politica delega ad altri le responsabilità del controllo.

L’autocertificazione sembrava essere l’unica forma di conoscenza per l’amministrazione fino alla scoperta della vidimazione.
Esempio: sempre nell’ambito della richiesta delle agevolazioni un assurdo decreto del 2017 (tra l’altro per ora attivo solo in tre regioni) ha previsto per la richiesta delle agevolazioni fiscali sui concordati la necessità di un bollino a disposizione solo di una parte dei professionisti del settore (appare un controsenso simile alla differenza tra persone fisiche e giuridiche nell’istituto della cedolare).

Figli di un dio minore soprattutto gli agenti immobiliari costretti a rivolgersi a terzi per qualcosa che sarebbe una propria competenza pena la decadenza delle agevolazioni fiscali dei clienti.

Se si fosse voluto trovare un modo per controllare l’attendibilità di quanto dichiarato, sarebbe bastato inserire nell’attestato di prestazione energetica più conosciuto come APE (da oltre cinque anni primo esempio di autocertificazione che si è trasformato in vidimazione) una base di calcolo su cui aggiungere le residue agevolazioni facile da determinare e da controllare.
Ancor meglio sarebbe stato lasciare i meccanismi come erano, magari facendoli funzionare e potenziandoli con un piccolo programma di calcolo a disposizione sul sito dei comuni ad alta densità abitativa.

È chiaro ormai, anche a chi come me si è appena approcciato alla realtà amministrativa, che molte soluzioni sarebbero a portata di mano ma che manchi la volontà e il coraggio di agire e scommettere.

Si tende “o a campare o a rubare” in ogni caso si compromette un paese, anche solo perché si “perde tempo”. Allora piuttosto che cercare i “bisticci con l’Europa” potremmo applicare legge e responsabilità civile facendoci guidare dai principi costituzionali – ultimo baluardo di un’Italia democratica e attenta ai bisogni dei più deboli – e rimpinguando l’IRPEF.

Chiara De Lucia

Filed Under: Politica locale Tagged With: cedolare secca, locazioni, rendite immobiliari, vidimazione contratti immobiliari

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